Non possiamo nasconderci dietro a
un dito e negare l’evidenza che Orte, nell’ultimo decennio, ha conosciuto uno
sviluppo edilizio fortissimo. Numerose le zone del paese in cui si è costruito
a ritmo martellante: Orte Scalo, Petignano e Le Grazie su tutte, oltre alle
grandi opere quali la casa famiglia, la tensostruttura degli impianti sportivi,
il depuratore, i nuovi uffici e la zona artigianale a Petignano, il sottopasso
tra Orte e Orte Scalo, la centrale biogas a Terrabella. A questa proliferazione
edilizia, che molti hanno contestato addirittura come eccessiva
all’amministrazione Primieri (e che noi, invece, riteniamo in molti casi
necessaria), non ha fatto eco un adeguato programma di tutela del territorio. E
su questo, non tanto sulla cementificazione, vogliamo porre l’accento oggi.
Quello che ci piacerebbe vedere
da un’amministrazione comunale è un’attenzione forte sul tema della prevenzione
dei rischi che lo sfruttamento del territorio comporta. Viene naturale il
riferimento all’alluvione del novembre 2012, quando lo stesso sindaco Primieri
dichiarò che una migliore manutenzione dei canali di scolo e degli alvei dei fiumi
avrebbe permesso di contenere la violenza della piena. Tuttavia, nonostante le
frasi pronunciate direttamente dal primo cittadino, non si è mai fatta piena
luce sulla vicenda: chi era competente a svolgere certi interventi e a prendere
certe decisioni? In parole povere: di chi fu la colpa? A questa domanda il
sindaco ha sempre risposto a metà, limitandosi solo ad elencare le non
responsabilità del Comune. Troppo poco.
Ci sarebbe piaciuta maggiore sensibilità
su una vicenda che (seppur, fortunatamente, non tragica) ha segnato la storia
del nostro paese; un’indagine dettagliata sulle responsabilità, le competenze e
le carenze gestionali di quell’emergenza; un azione pervicace e determinata ad
arrivare a fondo della questione; un chiarimento pubblico con toni anche
aggressivi, almeno quanto quelli che lo stesso Primieri ha usato in seguito
alla questione Iene-Velo OK, in risposta ad un’aggressione forte subita dal
territorio di Orte.
Tutela del territorio, dicevamo,
significa soprattutto prevenzione, e prevenzione non significa opporsi a
qualsiasi intervento invasivo; se, per esempio, è necessario pulire i canali di
scolo per garantire un migliore deflusso dell’acqua piovana, bisogna
intervenire senza se e senza ma. Il territorio è la principale risorsa di cui
dispone una comunità e va utilizzato per quelle che sono le esigenze dell’uomo;
non bisogna, però, travalicare il limite dell’utilizzo ed arrivare al
deturpamento. Per noi si tutela il territorio quando lo si sfrutta in maniera
sana, quando si ragiona prima sulle possibili conseguenze di qualsiasi scelta,
per non trovarsi a dover correre ai ripari poi.
Parlando nello specifico di Orte,
non è certo un mistero che alcune zone del nostro Comune siano a rischio
idrogeologico. In contrasto ad una tendenza che nell’ultimo decennio è stata di
globale disattenzione e pressappochismo sul tema della prevenzione dei rischi
ambientali, noi vorremmo batterci in maniera molto decisa; valutare
attentamente, in ogni progetto urbanistico, il rispetto rigoroso dei vincoli
ambientali, paesaggistici, archeologici ed idrogeologici. Questo è stato, a
nostro giudizio, un grosso limite dell’amministrazione uscente e su questo noi
vogliamo lavorare meglio. Siamo convinti che concepire l’urbanistica in senso
preventivo permetta non solo di ridurre il rischio di eventi drammatici, ma
anche di gestire il territorio in maniera molto più sostenibile per le casse
pubbliche.
In ultimo, tutela del territorio
per noi significa anche preservare la dignità del paesaggio in cui viviamo.
Chiunque ami passeggiare per le campagne di Orte non può che confermare che capita
sempre più spesso di trovare rifiuti di ogni tipo pericolosamente abbandonati ai
bordi delle strade vicinali. Un fenomeno che spesso stigmatizziamo in
televisione, immaginandolo lontano da noi, e che invece ci ritroviamo proprio
sotto casa.
Che un’amministrazione comunale
possa da sola cambiare la coscienza civica della gente è molto difficile; che
possa combattere l’inciviltà, però, è sicuro. Nel vicino comune di Vasanello,
che fa del patrimonio forestale una delle sue risorse più importanti, è stato
predisposto un sistema di videosorveglianza delle aree più sensibili, al fine
di dissuadere dai comportamenti vandalici; tali apparecchiature hanno un costo
contenuto e permetterebbero, se non di risolvere definitivamente il problema (dal
momento che è impossibile coprire con le telecamere l’intera superficie
comunale), quantomeno di garantire la salvaguardia delle aree
paesaggisticamente più rilevanti del nostro territorio. A ciò bisogna
aggiungere un ricorso sistematico ed inflessibile allo strumento sanzionatorio,
indispensabile per combattere un fenomeno così diffuso e pericoloso.
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